Maggio 2014
Per creare quel mondo nuovo,
con più collaborazione e cooperazione, che sta emergendo
Riduzione
e adattamento a cura di Carmela Lo Presti
da La verità nascosta di Gregg Braden
“Chi siamo?
… Il modo in cui concepiamo le nostre origini si pone a fondamento del
modo in cui concepiamo noi stessi, il nostro rapporto con la Terra, il
nostro rapporto del prossimo, le nostre capacità e il nostro destino…
…
L’incapacità di affrontare un quadro di riferimento sensato sulle azioni
da intraprendere è il diretto risultato di uno stile di vita che poggia
su assunti scientifici che privilegiano la competizione e la separazione
rispetto alla cooperazione e all’unità.
In termini più specifici, la nostra civiltà si fonda su quella serie di
false ipotesi che sono state precedentemente delineate da questo libro,
e che sostengono che la natura si basa sulla “sopravvivenza del più
forte”, che tutto è separato da tutto il resto e che la coscienza è
avulsa dal mondo fisico.
Se i leader mondiali e i loro rappresentanti avessero davvero compreso e
messo in atto uno stile di vita ispirato alle profonde verità
scientifiche, e cioè che l’universo, il pianeta e i nostri corpi sono
fatti di un campo energetico condiviso, una matrix che rende possibile
l’unità del cosiddetto entanglement; che le emozioni umane
esercitano un’influenza diretta su ciò che avviene nella matrix; e anche
che la natura si affida alla cooperazione, non alla competizione, per la
sopravvivenza, allora avrebbero certamente fatto scelte diverse…
Le profonde verità ci forniscono solide ragioni scientifiche per
cambiare il nostro modo di pensare rispetto a quando abbiamo fatto le
scelte che poi ci hanno condotto alle crisi che stiamo affrontando…
…
… Tutto riguarda il modo in cui pensiamo, ciò in cui crediamo e quali
risposte diamo alle domande ultime della vita…
… Le nostre scelte individuali diventano la risposta collettiva alla
nostra epoca storica…
E’ nel modo in cui scegliamo di vivere la nostra vita ogni giorno che
l’essenza delle nostre scelte, cioè i temi della cooperazione o della
competizione, il potere dell’amore o della paura, viene infuso nel campo
che connette tutte le cose fra loro…
…
Ho visto all’opera con successo i principi della coerenza basata sul
cuore in vari casi, da una sala di riunioni aziendale a un teatro con
cinquemila persone. La chiave è che quando noi cambiamo, cambia anche il
mondo. In un mondo immerso in un campo, scientificamente riconosciuto,
che collega tutti i cuori, la questione non è tanto quella di come
raggiungere “loro” – i CEO aziendali o i leader delle nazioni – quanto
piuttosto di cosa noi scegliamo di immettere nel campo quantistico o
matrice energetica, che ci tiene tutti collegati… per creare quel mondo
nuovo, con più collaborazione e cooperazione, che sta emergendo…
… Chi siamo? … La nostra risposta determina la nostra concezione
di noi stessi e il nostro stile nel mondo. Si manifesta in tutto, dal
modo in cui ci prendiamo cura di noi stessi e dei nostri bambini, al
modo in cui trattiamo i nostri genitori quando invecchiano. Rappresenta
le fondamenta dei principi che determinano in che modo condividiamo
risorse quali cibo, acqua, medicine e i beni necessari per vivere;
quando e come facciamo la guerra; su cosa si basa la nostra economia;
ciò a cui crediamo rispetto al destino e al fato dell’umanità; quando
salviamo una vita umana; e quando scegliamo di porre fine alla vita. In
breve la nostra risposta a questa domanda rappresenta il fulcro stesso
della civiltà.
Allora: chi siamo?...”Aprile 2014
La civiltà dell’empatia è
alle porte
Riduzione
e adattamento a cura di Carmela Lo Presti
da La civiltà dell’empatia di Jeremy Rifkin
“La
vecchia scienza considera la natura come oggetto; la nuova come
relazione. La vecchia scienza è caratterizzata da distacco,
espropriazione, dissezione e riduzione; la nuova da impegno,
condivisione, integrazione e olismo. La vecchia scienza cerca il potere
sulla natura; la nuova a renderla sostenibile. La vecchia scienza cerca
il potere sulla natura; la nuova una partnership con la natura. La
vecchia scienza premia l’autonomia dalla natura; la nuova la
partecipazione alla natura.
La nuova scienza ci porta da una visione colonialista della natura come
nemico da saccheggiare e schiavizzare a una visione della natura come
comunità da nutrire. Il diritto di sfruttare, sottomettere, possedere la
natura sotto forma di proprietà è bilanciato dall’obbligo di servirla e
trattarla con dignità e rispetto. Il valore utilitaristico della natura
sta lentamente cedendo il posto al suo valore intrinseco…
…
Le scuole americane stanno diventando un laboratorio per formare i
giovani alla coscienza della biosfera. In tutto il paese vengono agli
studenti vengono insegnate la complessità della dinamica degli
ecosistemi e l’importanza dell’efficienza energetica e del riciclo dei
rifiuti, ma anche della tutela della natura e della salvaguardia dei
biomi*. Parimenti importante è il fatto che la pedagogia scolastica
comincia a mettere l’accento sugli effetti che le abitudini di consumo
personali hanno sugli ecosistemi terrestri… I bambini stanno diventando
consapevoli che tutto ciò che fanno – il modo in cui vivono – influenza
la vita degli altri esseri umani, delle altre creature e della biosfera
che condividiamo con loro e capiscono che siamo profondamente legati gli
uni agli altri in ecosistemi che costituiscono la biosfera, così come lo
siamo nelle reti sociali che costituiscono la blogosfera.
… La nuova rivoluzione pedagogica sta mettendo l’accento sullo sviluppo
empatico….
I programmi di sviluppo dell’empatia aiutano gli studenti a riconoscere
le connessioni emotive, così come i programmi ambientali li aiutano a
riconoscere le connessioni ecologiche globali. Michael McDermott‘,
dirigente scolastico in una scuola media inferiore a Scarsdale, New
York, la spiega così: ‘Come scuola abbiamo fatto un gran lavoro sui
diritti umani… Ma i bambini non salveranno mai il Darfur, se continuano
ad emarginare un compagno in mensa: sono cose che devono procedere di
pari passo’…
In molte scuole i programmi di sviluppo dell’empatia cominciano già in
prima elementare. Una delle innovazioni più interessanti è il Roots of
Empathy Project, avviato da Mary Gordon, un’educatrice canadese, e
introdotto con successo in molte scuole in Canada e, più recentemente,
negli Stati Uniti…
…
Il programma Roots of Empathy Project crea un ambiente di apprendimento
collaborative e distribuito, in cui i bambini condividono pensieri e
sentimenti con gli altri e, nel farlo, imparano a pensare al processo
educativo come ad un’esperienza condivisa… Così l’apprendimento diventa
un’esperienza collaborativa più che una vicenda personale…
…
L’istruzione collaborativa parte dalla premessa che molto spesso la
saggezza combinata del gruppo è maggiore delle conoscenze di ciascuno
dei suoi membri e che, apprendendo insieme, il gruppo fa progredire la
conoscenza collettiva, oltre che quella di ogni suo singolo membro.
L’istruzione collaborativa, dunque, è “tesa a spostare il baricentro
dalla singola mente alle forme di relazione”…
…
… L’apprendimento, in questa nuova prospettiva, diventa l’acquisizione
di un modo di pensare critico e collaborativo più che l’accesso a un
sapere individuale. Per essere efficace l’apprendimento collaborativo
necessita del reciproco rispetto fra tutti gli attori, della
disponibilità ad ascoltare prospettive e punti di vista altrui,
dell’apertura alle critiche, del desiderio di condividere la conoscenza
e dell’assunzione di responsabilità nei confronti del gruppo nel suo
complesso… non può che stimolare e rafforzare il coinvolgimento
empatico… trasforma ogni classe in un laboratorio di manifestazioni
empatiche che, a loro volta, arricchiscono il processo educativo.
…
La predisposizione all’empatia che fa parte della nostra biologia non è
un meccanismo infallibile che ci permette di perfezionare la nostra
umanità, ma un’opportunità per riunire sempre più la razza umana in
un’unica famiglia allargata, cosa che richiede continuo esercizio.
…
Ad un certo punto ci renderemo conto che condividiamo lo stesso pianeta,
che siamo tutti coinvolti e che le sofferenze dei nostri vicini non sono
diverse dalle nostre. Allora recriminazioni e rivendicazioni non
serviranno a risolvere l’enormità della crisi. Solo un’azione concertata
che stabilisca un senso collettivo di affiliazione con l’intera biosfera
potrà assicurarci un futuro. Ma per questo ci servirà una coscienza
biosferica.
La civiltà dell’empatia è alle porte. Stiamo rapidamente estendendo il
nostro abbraccio empatico all’intera umanità e a tutte le altre forme di
vita che abitano il pianeta…
…Riusciremo ad acquisire una coscienza biosferica e un’empatia globale
in tempo utile per evitare il collasso planetario?”
*
Un
bioma
è un'ampia porzione di biosfera, individuata e classificata in base al
tipo di vegetazione
Maggio 2012
I cinque rimpianti più
grandi di chi sta per morire
di Andrea
Malaguti
corrispondente da Londra
«La vita è
una scelta. Scegli la felicità». Bronnie Ware è un’infermiera
australiana. Ma un’infermiera particolare. Il suo compito è quello di
assistere le persone nelle loro ultime settimane di vita. «In genere da
tre a dodici». Malati terminali rimandati a casa dagli ospedali. Il
lavoro di Bonnie è semplice e complicatissimo. Somministra farmaci che
servono solo ad alleviare il dolore e passa le giornate a parlare con i
suoi assistiti, uomini e donne costretti a fare un bilancio della
propria esistenza. Tempo scaduto. Non si può più barare. Tanto non serve
a niente. Lei fa sempre la stessa domanda: c’è qualcosa che rimpiangi?
Loro dicono tutti la stessa cosa: «sì, più di una».
Così
l’infermiera Ware ha deciso di aprire un blog. L’ha chiamato «Inspiration
and Chai». Dentro ha messo tutte le risposte. Poi ha scritto anche un
libro e lo ha intitolato «I cinque rimpianti più grandi di chi sta per
morire». E’ andato a ruba. Che cosa abbiamo sbagliato nel nostro
passaggio terreno?
Finché
siamo vivi diciamo cose balorde: ho fatto poco sesso, pochi viaggi,
pochi soldi. Quando stiamo per morire invece diciamo la verità. O
finalmente la capiamo.
Ecco, le
cinque cose che i pazienti di Bronnie Ware rimpiangono sono queste.
La prima:
avrei voluto vivere la vita secondo le mie inclinazioni e non secondo le
aspettative degli altri.
La gabbia.
Quella che la società ci butta addosso spacciandola per inevitabile. Le
regole balzane del vivere assieme. «Chi se ne sta andando pensa ai
desideri che ha realizzato. In genere sono meno della metà di quelli che
avrebbe voluto. Di chi è la colpa? La risposta è sempre quella: mia.
Avrei potuto, ho voluto, mi sono lasciato condizionare».
La seconda:
non avrei voluto lavorare così duramente.
L’ossessione. Esisto se emergo nella gara della competizione
professionale. «Questo è un problema sopratutto degli uomini. Ma anche
nelle donne sta cominciando a diventare centrale. Ci si chiude in
ufficio e si perdono di vista i figli che crescono, si dimentica il
rapporto con il proprio compagno e la propria compagna. In effetti ci si
dimentica di sé».
La terza:
avrei voluto avere il coraggio di esprimere i miei sentimenti.
Il pudore.
L’imbarazzo. Le regole predifinite delle relazioni con gli altri. Il
modo che vale più della sostanza. «Molti mi dicono: mi sono tenuto
dentro ogni istinto di ribellione, mi sono vergognato di dire la verità
al mio capo, di dire a mia moglie quanto l’amavo, ai miei figli quanto
ero orgoglioso di loro. Così mi sono perso, mi sono rinchiuso. E la mia
frstrazione ha finito per schiacciarmi, per rendermi infelice».
La quarta:
avrei voluto restare di più in contatto con i miei amici.
Le priorità
sbagliate. Il mondo ci porta lontano dalle persone che amiamo e noi
diamo per scontato che sia così. «Altro rimpianto comune: non ho curato
il rapporto con chi mi ha voluto bene. Ho sempre pensato: tanto sono lì.
Mi aspettano. Poi i miei momenti di solitudine si sono moltiplicati,
proprio perché avevo rinunciato a loro. Cioé a me. Cioé al mio mondo».
La quinta:
avrei voluto consentirmi di essere più felice.
Il
riassunto di tutto. Nel quinto rimpianto ci stanno dentro i primi
quattro. Né sesso, nè soldi. Solo il bisogno di assecondare i propri
amori, i propri odori, i propri sogni, i propri bisogni. Tutto quello
che è già lì, semplice, solo da raccogliere. «E allora sarà anche
banale, ma io non ho più dubbi: la vita è una scelta. Scegli la
felicità».
Ps. Il
Guardian di Londra ha fatto un esperimento con i propri lettori.
Domanda: che cosa rimpiangete di più della vostra vita? Hanno risposto i
vivi: il sesso, il denaro, i viaggi. Forse siamo inguaribili.
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=322&ID_articolo=209&ID_sezione=713
Articolo segnalatomi dall’amico Emanuele Proietti.
Maggio 2012
Essere positivi è un
investimento
di Laura
Pavesi
L’autorevole psichiatra originario di
Siviglia,
Luis Rojas Marcos, ha sottolineato l’importanza dell’ottimismo
nel suo discorso inaugurale come docente onorario dell’Accademia Reale
di Medicina e Chirurgia di Siviglia. “Imparare a sentire e pensare
positivo è, sicuramente, un investimento redditizio” ha sostenuto
nel suo discorso, intitolato “La scienza dell’ottimismo”. Rojas
Marcos, ha affermato che “lavorando nel campo delle malattie ho
imparato subito due lezioni. La prima è che il pensiero positivo ha
un potere guaritore immenso. La seconda, è che l’ottimismo è molto
più diffuso di quanto immaginiamo”.
Nelle dichiarazioni rese al periodico spagnolo
ABC,
ha ricordato che “lo studio scientifico dell’ottimismo è una
disciplina nuova, perché fino a poco tempo fa ci dedicavamo a curare le
malattie. Ma questo non basta. Dobbiamo curare le qualità umane che ci
aiutano a superare le avversità, ciò che conosciamo come
sistema
immunitario
emozionale. Negli ultimi vent’anni abbiamo cominciato a studiare
l’ottimismo e la capacità di adattamento”.
Secondo Rojas Marcos, “la persona ottimista ha speranza, si ricorda
di tutte volte che ha superato le avversità. Quando affronta un momento
difficile, non pensa che durerà per sempre ed è sicura di poter fare
qualcosa per superalo o per ridurne gli effetti. La persona ottimista
trova il potere dentro se stessa, invece di dire “sarà ciò che Dio
vorrà”. Per lo psichiatra, sull’ottimismo influiscono i geni e i
fattori ambientali, nonostante “esso presupponga anche un certo
sforzo e non sia facile, poiché richiede tempo e fatica”.
Inoltre, Rojas Marcos – responsabile dal 2002 degli ospedali pubblici di
New York – ha citato Freud per dire che “una ragionevole dose di
amnesia selettiva ci aiuta a sopravvivere”. “La verità è che l’oblio
cura molte ferite della vita” ha detto nel suo discorso, riferendosi
alla perdita di persone care, alle avversità o fatalità. “Staccarsi
da un passato doloroso facilita il recupero della pace interiore, aiuta
a “voltare pagina” e ad aprirsi di nuovo al mondo” ha
dichiarato, ricordando che, al contrario, “coloro che rimangono
attaccati ad un periodo doloroso della propria autobiografia, vivono
prigionieri della paura o del rancore, ossessionati dai cattivi che
hanno rovinato loro la vita e ciò impedisce la guarigione delle ferite.
Coloro che fanno pace col passato, invece, per quanto difficile possa
essere, si liberano e guariscono” ha concluso.
http://www.buonenotizie.it/salute-e-benessere/2011/06/02/essere-positivi-e-un-investimento-redditizio/
Gennaio 2012
Scoperta Russa sul DNA: le
parole e le frequenze
influenzano e riprogrammano il DNA
Tratto da:
Scoperta Russa sul DNA: le parole e le
frequenze influenzano e riprogrammano il DNA | Informare per Resistere
http://www.informarexresistere.fr/2012/01/02/scoperta-russa-sul-dna-le-parole-e-le-frequenze-influenzano-e-riprogrammano-il-dna/#ixzz1j5EREbmx
Il DNA umano è un Internet biologico, superiore, sotto molti aspetti, a
quello artificiale. La più recente ricerca scientifica russa spiega,
direttamente o indirettamente, fenomeni quali la chiaroveggenza,
l’intuizione, gli atti spontanei ed a distanza di cura,
l’auto-guarigione, le tecniche di affermazione, la luce o aure insolite
intorno alle persone (concretamente, dei maestri spirituali),
l’influenza della mente sui modelli climatici e molto ancora. Inoltre,
ci sono segni di un tipo di medicina completamente nuova nella quale il
DNA può essere influenzato e riprogrammato dalle parole e dalle
frequenza SENZA sezionare e rimpiazzare geni individuali.
Solo il 10% del nostro DNA viene utilizzato per costruire le
proteine. Questo subcomplesso di DNA è quello che interessa i
ricercatori occidentali che lo stanno esaminando e catalogando.
L’altro 90% è considerato “DNA rottame”. Tuttavia, i
ricercatori russi, convinti che la natura non è stupida, hanno riunito
linguisti e genetisti per intraprendere un’esplorazione di quel 90% di
“DNA rottame”.
I loro risultati, scoperte e
conclusioni sono semplicemente rivoluzionarie! Secondo
loro, il nostro DNA non solo è il responsabile della costruzione del
nostro corpo, ma serve anche da magazzino di informazioni e per la
comunicazione.
I linguisti russi hanno scoperto che il codice genetico,
specialmente nell’apparentemente inutile 90%, segue le stesse regole di
tutte le nostre lingue umane. Per questo motivo, hanno confrontato le
regole della sintassi (il modo in cui si mettono insieme le parole per
formare frasi e proposizioni), la semantica (lo studio del significato
delle parole) e le regole grammaticali di base.
Hanno scoperto che gli alcalini del nostro DNA seguono una grammatica
regolare e hanno regole fisse come avviene nelle nostre lingue. Così le
lingue umane non sono apparse per coincidenza, ma sono un riflesso del
nostro DNA inerente.
Anche il biofisico e
biologo molecolare russo Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno
esplorato il comportamento vibratorio del DNA. (Per essere breve, qui
farò solo un riassunto. Per maggiori informazioni, per favore, andate
all’appendice finale di questo articolo)…
La linea finale è stata: “I cromosomi vivi funzionano come
computer “solitonici/olografici” usando la radiazione laser del DNA
endogeno”. Questo significa che hanno fatto in modo di modulare certi
modelli di frequenza con un raggio laser e con questo hanno influenzato
la frequenza del DNA e, in questo modo, l’informazione genetica stessa.
Siccome la struttura base delle coppie alcaline del DNA e del linguaggio
(come si è già spiegato) sono la stessa struttura, non si rende
necessaria nessuna decodificazione del DNA. Uno semplicemente può usare
parole e orazioni del linguaggio umano! Questo è stato anche provato
sperimentalmente.
La sostanza del DNA vivente (in tessuto vivo, non in vitro),
reagirà sempre ai raggi laser del linguaggio modulato e anche alle onde
radio, se si utilizzano le frequenze appropriate. Infine questo spiega
scientificamente perchè le affermazioni, l’educazione autogena, l’ipnosi
e cose simili possono avere forti effetti sugli umani e i loro corpi. E’
del tutto normale e naturale che il nostro DNA reagisca al linguaggio.
Mentre i ricercatori occidentali ritagliano geni individuali dei
filamenti del DNA e li inseriscono in un altro posto, i russi hanno
lavorato con entusiasmo con dispositivi che possono influenzare il
metabolismo cellulare con le frequenze modulate di radio e di luce per
riparare difetti genetici.
Per esempio il gruppo di ricercatori di Garjajeva ha avuto
successo nel provare che con questo metodo si possono riparare i
cromosomi danneggiati dai raggi X. Sono anche riusciti a catturare
modelli di informazione di un DNA specifico e lo hanno trasmesso ad un
altro, riprogrammando così le cellule su un altro genoma. In quel modo,
hanno trasformato con successo, per esempio, embrioni di rana in
embrioni di salamandra, semplicemente trasmettendo i modelli di
informazione del DNA!
In quel modo, l’informazione completa è stata trasmessa senza
nessuna delle disarmonie o effetti collaterali che si manifestano quando
si fa l’ablazione e si reintroducono geni individuali del DNA! Questo
rappresenta una rivoluzione e sensazione incredibili, che trasformerà il
mondo! Tutto ciò applicando semplicemente la vibrazione e il linguaggio
al posto dell’arcaico processo d’ablazione! Questo esperimento punta
all’immenso potere della genetica delle onde, che ovviamente ha più
influenza, sulla formazione degli organismi, che i processi biochimici
delle sequenze alcaline.
I maestri esoterici e spirituali sanno da millenni che il nostro
corpo si può programmare con il linguaggio, le parole e il pensiero. Ora
questo è stato provato e spiegato scientificamente. Certamente la
frequenza deve essere quella corretta e a questo si deve il fatto che
non tutti hanno lo stesso risultato o possano farlo sempre con la stessa
forza. La persona deve lavorare con i processi interni e la maturità per
poter stabilire una comunicazione cosciente con il DNA. I ricercatori
russi lavorano con un metodo che non dipende da questi fattori, però
funziona SEMPRE, sempre e quando venga usata la giusta frequenza.
Però, quanto più è sviluppata la coscienza individuale, meno c’è
la necessità di qualsiasi tipo di dispositivo! Si possono ottenere quei
risultati da se stessi e la scienza finalmente smetterà di ridere di
tali idee e potrà spiegarne e confermarne i risultati. E non finisce
qui. Gli scienziati russi hanno anche scoperto che il nostro DNA può
causare modelli di perturbazione nel vuoto, producendo così “cunicoli”
magnetizzati!
I “piccoli buchi” sono gli equivalenti microscopici di quelli
chiamati ponti Einstein-Rosen nella vicinanza dei buchi neri (lasciati
da stelle consumate).
Questi sono dei tunnel di connessione, fra aree completamente
differenti dell’universo, attraverso i quali si può trasmettere
l’informazione fuori dallo spazio e dal tempo. Il DNA attira quei
frammenti di informazione e li passa alla nostra coscienza. Questo
processo di ipercomunicazione è più efficace in stato di rilassamento.
Lo stress, le preoccupazioni e l’intelletto iperattivo impediscono il
successo dell’ipercomunicazione o ne distorcono completamente
l’informazione rendendola inutile. In Natura, l’ipercomunicazione è
stata applicata con successo da milioni di anni. Il flusso di vita
strutturato in “organizzazioni stato” di insetti lo prova
drammaticamente. L’uomo moderno lo conosce solo ad un livello molto più
sottile come “intuizione”. Però anche noi possiamo recuperarne a pieno
l’uso.
Un esempio in Natura. Quando un formica regina è lontana dalla
sua colonia, la costruzione continua con fervore e in accordo con la
pianificazione. Tuttavia, se si uccide la regina, nella colonia tutto il
lavoro si ferma. Nessuna formica sa cosa fare. Apparentemente, la regina
invia i “piani di costruzione” anche da molto lontano per mezzo della
coscienza gruppale dei suoi sudditi. Può stare lontana quanto vuole,
fintanto che sia viva. Nell’uomo l’ipercomunicazione si attiva quando
uno improvvisamente riesce ad avere accesso ad un’informazione che è
fuori dalla propria base di conoscenze.
A quel punto questa ipercomunicazione viene sperimentata e
catalogata come un’ispirazione o intuizione. Il compositore italiano
Giuseppe Tartini, per esempio, una notte sognò che il diavolo si sedeva
vicino al suo letto suonando il violino. La mattina seguente, Tartini
potè trascrivere il brano a memoria con esattezza e lo chiamò la Sonata
del Trillo del Diavolo.
Per anni, un infermiere di 42 anni sognò una situazione nella
quale era connesso ad una specie di CD-ROM di conoscenza. Gli veniva
trasmessa conoscenza verificabile da tutti i campi immaginabili e alla
mattina poteva ricordare. Era tale la valanga di informazioni che
sembrava che di notte gli trasmettessero tutta una enciclopedia. La
maggior parte delle informazioni era fuori dalla sua base di conoscenze
personali e arrivava a dettagli tecnici di cui lui non sapeva
assolutamente niente.
Quando avviene l’ipercomunicazione, si possono osservare fenomeni
speciali nel DNA, così come nell’essere umano. Gli scienziati russi
hanno irradiato campioni di DNA con luce laser. Nello schermo si è
formato un modello di onde tipico. Quando hanno ritirato il campione di
DNA, i modelli di onda non sono scomparsi, sono rimasti. Molti
esperimenti di controllo hanno dimostrato che il modello proveniva
ancora dal campione rimosso, il cui campo energetico apparentemente è
rimasto di per se stesso. Questo effetto ora si denomina effetto del DNA
fantasma.
Si presume che l’energia dello spazio esteriore e del tempo, dopo
aver ritirato il DNA, fluisca ancora attraverso i “cunicoli”. La maggior
parte delle volte gli effetti secondari che si incontrano
nell’ipercomunicazione, anche degli esseri umani, sono campi
elettromagnetici inspiegabili nelle vicinanze della persona implicata.
In presenza dei quali i dispositivi elettronici, come attrezzature per
CD e altri simili, possono essere alterati e smettere di funzionare per
ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve lentamente, le
attrezzature funzionano ancora normalmente. Molti curatori e psichici
conoscono questo effetto dovuto al loro lavoro. Più si migliorano
l’atmosfera e l’energia dell’ambiente più frustante è che in quel
preciso istante l’attrezzatura di registrazione smette di funzionare e
di registrare. Il riaccendere e spegnere dopo la sessione non ne
ristabilisce ancora la funzionalità totale che però il giorno dopo
ritorna alla normalità. Chissà forse leggere ciò risulta
tranquillizzante per molti, in quanto non ha niente a che vedere con
l’essere tecnicamente incapaci, ma significa semplicemente che sono
abili per l’ipercomunicazione.
Gli scienziati russi hanno irradiato diversi campioni di DNA con
dei raggi laser e su uno schermo si è formata una tipica trama di onde
che, una volta rimosso il campione, rimaneva sullo schermo. Allo stesso
modo si suppone che l’energia al di fuori dello spazio e del tempo
continua a passare attraverso gli tunnel spaziali attivati anche dopo la
rimozione del DNA. Gli effetti collaterali più frequenti nell’ipercomunicazione
sono dei campi magnetici vicini alle persone coinvolte. Gli apparecchi
elettronici possono subire delle interferenze e smettere di funzionare
per ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve, l’apparecchio
ricomincia a funzionare normalmente. Molti operatori spirituali
conoscono bene questo effetto.
Grazyna Gosar and Franz Bludorf nel loro libro Vernetzte
Intelligenz spiegano queste connessioni in modo chiaro e preciso. Gli
autori riportano anche alcune fonti secondo le quali gli uomini
sarebbero stati come gli animali, collegati alla coscienza di gruppo, e
quindi avrebbero agito come gruppo. Per sviluppare e vivere la propria
individualità, tuttavia, avrebbero abbandonato e dimenticato quasi
completamente l’ipercomunicazione.
Ora che la nostra coscienza individuale è abbastanza stabile,
possiamo creare una nuova forma di coscienza di gruppo. Così come usiamo
Internet, il nostro DNA è in grado di immettere dati nella rete,
scaricare informazioni e stabilire un contatto con altre persone
connesse. In questo modo si possono spiegare i fenomeni quali telepatia
o guarigioni a distanza.
Senza un’individualità distinta la coscienza collettiva non può
essere usata per un periodo prolungato, altrimenti si ritornerebbe a uno
stato primitivo di istinti primordiali. L’ipercomunicazione nel nuovo
millennio significa una cosa ben diversa.
I ricercatori pensano che, se gli uomini con piena individualità
formassero una coscienza collettiva, avrebbero la capacità di creare,
cambiare e plasmare le cose sulla terra, come fossero Dio! E l’umanità
si sta avvicinando a questo nuovo tipo di coscienza collettiva.
Il tempo atmosferico è piuttosto difficile da influenzare da un
solo individuo, ma l’impresa potrebbe riuscire dalla coscienza di gruppo
(niente di nuovo per alcune tribù indigene). Il tempo viene fortemente
influenzato dalla frequenza risonante della terra (frequenza di
Schumann). Ma queste stesse frequenze vengono prodotte anche nel nostro
cervello, e quando molte persone si sincronizzano su di esse, o quando
alcuni individui (p. e. maestri spirituali) concentrano i loro pensieri
come un laser, non sorprende affatto che possano influenzare il tempo.
Una civiltà moderna che sviluppa questo tipo di coscienza non avrebbe
più problemi né d’inquinamento ambientale, né di risorse energetiche;
usando il potere della coscienza collettiva potrebbe controllare
automaticamente e in modo naturale l’energia del pianeta.
Se un numero abbastanza elevato di individui si unisse con uno
scopo più elevato, come la meditazione per la pace, si dissolverebbe
anche la violenza.
Il DNA sembra essere anche un superconduttore organico in grado
di lavorare a una temperatura corporea normale. I conduttori artificiali
invece richiedono per il loro funzionamento delle temperature
estremamente basse (tra -200 e -140°C). Inoltre, tutti i superconduttori
possono immagazzinare luce, quindi informazioni. Anche questo dimostra
che il DNA sia è grado di farlo.
Vi è un altro fenomeno legato al DNA e ai tunnel spaziali.
Normalmente questi minuscoli tunnel sono altamente instabili e durano
soltanto una frazione di secondo. In certe condizioni però si possono
creare dei tunnel stabili in grado di formare delle sfere luminose. In
alcune regioni della Russia queste sfere appaiono molto spesso. In
queste regioni le sfere a volte s’innalzano dalla terra verso il cielo,
e i ricercatori hanno scoperto che possono essere guidati dal pensiero.
Le sfere emettono onde a bassa frequenza che vengono anche prodotte dal
nostro cervello, quindi sono in grado di reagire ai nostri pensieri.
Queste sfere di luce hanno una carica energetica molto elevata e sono in
grado di causare delle mutazioni genetiche. Anche molti operatori
spirituali producono queste sfere o colonne di luce, quando si trovano
in uno stato di profonda meditazione o durante un lavoro energetico. In
alcuni progetti per la guarigione della terra queste sfere vengono
catturate anche nelle foto. In passato di fronte a questi fenomeni
luminosi si credeva che apparissero degli angeli. In ogni caso, pur
mancando le prove scientifiche, ora sappiamo che persone con queste
esperienze non soffrivano affatto di allucinazioni. Abbiamo fatto un
grande passo in avanti nella comprensione della nostra realtà. Anche la
scienza “ufficiale” conosce le anomalie della terra che contribuiscono
alla formazione dei fenomeni luminosi. Queste anomalie sono state
trovate di recente anche a Rocca di Papa, a sud di Roma.
L’articolo intero (in inglese) si può trovare sulla pagina
www.fosar-bludorf.com (Kontext – Forum for Border Science). Su questa
pagina è anche possibile contattare gli autori.
Nel suo libro “Vernetzte Intelligenz” (Networked Intelligence:
Intelligenza trasmessa dalla rete), Grazyna Gosar e Franz Bludorf
spiegano queste connessioni chiaramente e precisamente. Gli autori
citano anche fonti supponendo che in tempi primitivi l’Umanità, come gli
animali, è stata fortemente connessa alla coscienza gruppale e agiva
come gruppo. Tuttavia, per sviluppare e sperimentare l’individualità,
noi umani abbiamo dovuto dimenticare l’ipercomunicazione quasi
completamente. Ora che siamo abbastanza stabili nella nostra coscienza
individuale,possiamo creare una nuova forma di coscienza gruppale,
concretamente una, quella in cui abbiamo accesso a tutte le informazioni
per mezzo del nostro DNA senza essere forzati o controllati a distanza
rispetto a quello che dobbiamo fare con quell’informazione.
Tratto da:
Scoperta Russa sul DNA: le parole e le
frequenze influenzano e riprogrammano il DNA | Informare per Resistere
http://www.informarexresistere.fr/2012/01/02/scoperta-russa-sul-dna-le-parole-e-le-frequenze-influenzano-e-riprogrammano-il-dna/#ixzz1vUd7viB5
Tutti i dati sono tratti dal libro “L’intelligenza
in Rete nascosta nel DNA” di Von
Grazyna Fosar e Franz Bludorf, (edito in Italia da Macroedizioni)
riassunti e commentati da Baerbel.
Aprile 2011
POLITICA E SPIRITUALITA’
Politica spirituale: approcci innovativi
di Corinne McLaughlin
estratto da un
articolo del 2005 di Corinne McLaughlin, autrice con Gordon Davidson di
Spiritual Politics
www.visionarylead.org
Spiritualità? Politica? Come si può parlare di queste due cose
insieme?
La maggior parte delle persone direbbe che si può essere un
ricercatore spirituale o un attivista politico, ma mai entrambi. Per chi
è intrappolato nel pensiero dualistico, "o/o", la politica e la
spiritualità sembrano due mondi separati - due arene diverse che non
devono mai essere mescolate se non vogliamo che producano risultati
letali - come vediamo oggi, con alcuni politici che tentano di imporre
le loro credenze religiose su tutti gli altri tramite le politiche
pubbliche.
Ma c'è una grande differenza tra la spiritualità e la religione.
"Religione" si riferisce ad una istituzione organizzata e alla comunità
dei credenti, con dogmi e pratiche specifiche. Ma la spiritualità si
riferisce alla propria vita interiore, centrata su una morale, in
relazione al Trascendente. Riguarda le qualità dello spirito umano, come
l'amore e il coraggio. La religione può aiutare una persona ad essere
spirituale, ma la spiritualità non dipende dalla religione.
Nella pratica reale, la vera spiritualità può nobilitare la politica
e la politica può dare concretezza alla spiritualità. La spiritualità
può aiutare le persone a lasciare fuori l’ego e la ricerca di potere e a
mettersi veramente al servizio del bene degli altri. La politica può
fornire un arena pratica di applicazione di principi spirituali come la
compassione, così come fornisce un feedback immediato quando qualcuno
non agisce come parla - se le sue parole sono più pie delle sue azioni.
Portare in politica valori spirituali come l'altruismo e il coraggio può
bilanciare l'immenso potere degli interessi finanziari di influenzare la
politica, e compensare il cinismo e l'apatia di gran parte del pubblico.
Gandhi non ha avuto difficoltà a mettere insieme la sua spiritualità
e la politica. Egli disse: "Non potrei condurre una vita religiosa se
non mi fossi identificato con l'intera umanità, e non avrei potuto fare
questo a meno di prendere parte alla politica."
Ma per quanto riguarda la separazione tra Stato e Chiesa in questo
paese (gli USA, n.d.t.)? Come dice il deputato Dennis Kuncinich:
"I nostri Padri Fondatori non intesero mai implicare che dovremmo
separare ... le azioni di governo dai principi spirituali." Né essi
intesero che si debba evitare di discutere le idee spirituali nella
sfera pubblica. La loro intenzione fu solo che la Stato non imponesse
convinzioni religiose ai cittadini o interferisse nella pratica della
religione.
Oggi le persone anelano ad una politica basata spiritualmente e
guidata da valori morali, una politica che non faccia appello solo a
interessi personali e non metta un gruppo contro un altro. Essi cercano
un tipo di discorso politico che parli ai loro valori più profondi come
esseri umani, che fornisca un maggiore senso di comunità e un fine
trascendente come nazione, che ci offra una visione più alta della vita
pubblica e servizio per il bene comune - piuttosto che sia rivolta solo
all'avidità e alla brama di potere.
Come possiamo riconoscere una politica basata spiritualmente? Qui ci
sono alcune qualità fondamentali:
· Il coraggio di battersi per particolari obbiettivi
· Onestà e integrità, "le parole nei fatti"
· Assenza di inflazione dell’ego e di manipolazione degli altri
· Equità e giustizia
· Non-violenza e mezzi pacifici
· Compassione per le persone svantaggiate
· Servire il bene di tutti, piuttosto che interessi personali
· Rispetto e civiltà verso gli avversari
· Collaborazione e partnership
· Pensiero basato sull’interezza dei sistemi - la comprensione di
come tutto è interconnesso
· Fare affidamento sull’intuizione interiore e la guida interiore
· La fede in un Potere Superiore, Dio, lo Spirito, l'Universo, ecc
Marzo 2011
Il cervello nella scuola
di
Adriana Rumbolo
[La responsabilità del contenuto degli articoli pubblicati a nome di
altri Autori è interamente degli Autori a firma]
Ciao
Carmela , provvedo a inviarti l'articolo con la firma. L'articolo
riguarda un mia esperienza come psicopedagogista in alcune classi di
scuole pubbliche del comune e della provincia di Firenze con studenti di
12/16 anni. L'esperienza è durata 10 anni con circa 1300 ragazzi (96/97
97/07 ). Avevo con ogni classe 6 incontri ospite dell'insegnante che mi
affiancava e gli incontri erano intervallati da 2 o 3 settimane in
modo da coprire quasi metà dell'anno scolastico. Il programma "Prendi
coscienza di te " era ispirato ai risultati delle neuroscienze specialmemte
alle emozioni.
I ragazzi
hanno capito tutto con facilità e hanno molto apprezzato di poter
dialogare
I risultati
nel comportamento e nell'apprendimento sono sensibilmente migliorati. Ho
avuto incontri anche con i genitori
Ciao , Adriana
[15/06/2009]
Tutto è cominciato in una tranquilla mattina di novembre.
Una classe aspetta pronta alla difesa di immagine: perché questi
incontri? Non siamo mica matti! Noi non abbiamo problemi!
Di colpo la novità: non sarebbero stati sottoposti a test, né
osservati, giudicati, catalogati, ma gli sarebbe stato offerto un mare
di informazioni “scientifiche” sul cervello, dove ognuno avrebbe potuto
attingere a seconda dei propri bisogni, dei dubbi da chiarire, delle
curiosità a cui rispondere e con il diritto alla parola.
Sì, gli è stato anche detto che tutto sarebbe avvenuto nel
rispetto delle regole di una buona convivenza: l’ hanno trovato un patto
accettabile.
E la storia del cervello è iniziata: interessante, veloce, con
precisi riferimenti alle funzioni che svolgeva via via che proseguiva
nel suo percorso antropologico. (La teoria dei tre cervelli di Paul
MacLean: il cervello rettile, emotivo, neocorteccia o cervello
pensante).
Un documentario sull’evoluzione umana, divulgato in televisione
da Piero Angela, racconta quando l’ uomo pianse per la prima volta alla
morte della compagna.
Forse è stato il “vagito” del cervello emotivo, oppure no, ma è
stato bello immaginarlo.
I ragazzi stentano a credere che le loro emozioni, a cui non
attribuivano né un’esistenza né un nome, abbiano sede soprattutto nel
cervello e che tutti le abbiano.
"Ah! Si chiamano emozioni!" quelle reazioni a volte chiare, a
volte confuse, a volte incontrollabili: scatti improvvisi di rabbia,
entusiasmo ingestibile, timidezza insuperabile, paure, desideri "tutto e
subito", aggressività esplosiva che spaventa e il bisogno sempre e
comunque di comunicare.
… E le emozioni, come si mostrano?
Scrive Damasio: "Le
emozioni usano il corpo come teatro…".
Capita proprio in classe un episodio che ci aiuta a comprenderlo.
Entrano due ragazzi di una sezione diversa per dare una informazione.
Una studentessa alla vista dei due e in particolare di uno dei
due, scompare dentro il banco. Quando, finita la comunicazione, i
ragazzi se ne vanno, la studentessa dai lunghi capelli ricci, riemerge
tutta rossa in volto.
I compagni ridono, ma vengono subito bloccati, perché c’è una
dimostrazione in corso: la visibilità della grande emozione è espressa
in parte dal rossore del viso della fanciulla, rossore che da quel
momento avrà il diritto di cittadinanza tra i banchi di scuola.
Poi nella studentessa ci sarà un rientro dell’emozione che la
coscienza trasformerà in sentimento. Era arrivato il momento di parlare
specificatamente delle emozioni primarie: paura, rabbia, tristezza,
gioia, disgusto, sorpresa.
Queste inclinazioni biologiche presenti fin dalla nascita e forse
anche prima, necessarie alla sopravvivenza e protagoniste della
comunicazione, non sfuggono all’influenza dell’esperienza personale
della cultura.
Proprio nella socializzazione potrebbero verificarsi sofferenze
emozionali che potrebbero esprimersi in indifferenza, disinteresse,
inattività, comportamenti a rischio per se stessi e gli altri, disturbi
della memoria e del giudizio.
Scrive LeDoux: "Ci vuole
igiene emotiva per conservare la salute mentale e i disturbi mentali
riflettono per lo più un ordine emotivo infranto".
Ora per i ragazzi è facile collegare i "disordini emozionali" e
tanti loro malesseri. Ecco perché mi sudano le mani, ecco perché sbatto
gli occhi, ecco perché non riesco a riportare per il cambio un acquisto
difettoso e le tante paure sociali: paura di perdere il proprio passato
(sindrome di Pollicino), paura di non essere all’altezza delle
aspettative degli altri… paura di non poter dire la propria opinione o
di non potersi ribellare a qualcosa o a qualcuno etc.
Scrive uno studente di 15 anni:
"la paura sociale è quella cosa che primeggia nei nostri cervelli…"
Finalmente prendendo coscienza di sé è come se fossero entrati
nel loro castello dove la conoscenza scientifica ha sostituito
l’elettricità.
Scriveva Pirandello: "E la
chiaria cresceva, cresceva…".
E poi la neocorteccia.
Ai ragazzi è stata descritta come un casco, termine a loro
familiare, che avvolge il cervello con numerose e profonde pieghe e ha
anche questo compito meraviglioso: raccogliere tutte le nostre
conoscenze, le nostre esperienze.
Però il cervello non può fissare tutti i dati che gli arrivano,
sono troppi.
La memoria allora a seconda della qualità e della quantità
emotiva del dato in corso, tratterrà il ricordo per una manciata di
secondi (memoria sensoriale) o per una ventina di minuti (memoria breve)
o per tutta la vita memoria a lungo termine): in questo modo si formerà
il nostro sapere.
Le nuove conoscenze li avevano rassicurati e l’autostima era
cresciuta.
Il pensiero si intreccia con l’emozione e le emozioni scorrono
nel corpo nell’inscindibilità mente-corpo e poi tutta l’unità
mente-cervello-corpo può favorire una vita più cosciente e piena e
soprattutto nei soggetti in crescita la prevenzione di varie forme di
disagio che spesso avvicinano i ragazzi a scorciatoie facili e
facilmente disponibili: alcool, droga, piccola criminalità etc.
Ora i ragazzi scrivevano sulla lavagna
relazionare = esistere.
Bibliografia
A.R.Damasio "Emozione e Coscienza"Adelphi
J.LeDoux "Il cervello emotivo"Baldini Castaldi Dalai editore
L. Pirandello "Novelle per un anno"A. Mondatori editore
A.Rumbolo "Io non ti salverò"Ed.
Del Cerro
Sitografia:
Parallel Memories: Putting Emotions Back Into The Brain
A Talk With Joseph LeDoux [2.17.97]
http://edge.org/3rd_culture/ledoux/ledoux_p1.html [1]
CNFA - Center for Neuroscience of Fear and Anxiety
www.cns.nyu.edu/CNFA/ [2]
LeDoux Laboratory
www.cns.nyu.edu/home/ledoux/ [3]
António Rosa Damásio
www.usc.edu/programs/neuroscience/faculty/profile.php?fid=27 [4]
Brain and Creative Institute - University of California
www.usc.edu/schools/college/bci/ [5]
Source URL:
http://www.lswn.it/miscellanea/articoli/il_cervello_nella_scuola
Links:
[1] http://edge.org/3rd_culture/ledoux/ledoux_p1.html
[2] http://www.cns.nyu.edu/CNFA/
[3] http://www.cns.nyu.edu/home/ledoux/
[4] http://www.usc.edu/programs/neuroscience/faculty/profile.php?fid=27
[5] http://www.usc.edu/schools/college/bci/
Gennaio 2011
LIBERI DI ESSERE
“Hai mai visto dei bambini usare un CD-ROM per giocare a qualche
videogame al computer?... Ti sei mai chiesto come riesce il computer a
rispondere a ogni mossa che il bambino fa con il joystick?... E’ tutto
già sul disco. Il computer sa come rispondere perché ogni possibile
mossa è stata già inserita nel CD-ROM, insieme alla risposta
appropriata… Immagina che la Ruota Cosmica sia il CD-ROM. Tutti i risultati esistono
già. L’universo aspetta soltanto di vedere quale sceglierai questa
volta. E quando appare la scritta ‘game over’, che tu abbia vinto o
perso, l’universo ti chiede: ‘Vuoi fare un’altra partita?’… Tutti i
risultati esistono già, e quello che sperimenterai dipende dalle scelte
che fai… In molti modi la vita è come un CD-ROM. Tutte le possibilità sono già
state previste. A voi tocca scegliere quale volete sperimentare… L’universo vi fornisce soltanto un campo d’ esperienza, una serie di
fenomeni oggettivi. E voi decidete come etichettarli. L’universo è un sistema di fenomeni fisici, ed è enorme, infinito… Hai già sperimentato tutto. Se non in questa vita, in quella precedente,
o in quella prima ancora… Non avete soltanto sperimentato tutto, siete tutto. Siete Tutto Ciò Che
Esiste… State semplicemente ricordando tutto ciò che siete, e scegliete la
porzione di quel tutto che preferite sperimentare in questo momento, in
questa vita, su questo pianeta, in questa forma fisica… Il modo più significativo in cui puoi applicare consapevolmente la tua
nuova comprensione, è quello di essere la causa della tua esperienza, e
non limitarti a subirne gli effetti.”
da Neale Donald Walsch – CONVERSAZIONI CON DIO – vol. 3°
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Gennaio 2011
Vai fuori a giocare…
“Vai fuori a giocare”, disse Dio “Ti ho dato universi da usare come campi nei quali correre libero… e prendi questo e avvolgitelo intorno. Si chiama Amore e ti terrà sempre, sempre al caldo. E le stelle. Oh il sole, la luna e le stelle! Guarda queste cose spesso perché ti ricordano
della tua stessa Luce. E gli occhi. Guarda negli occhi di ogni amante, guarda negli occhi di ogni amante, guarda negli occhi di ogni altro perché loro ti hanno dato i loro universi come campi nei quali correre libero. Ecco ti ho dato tutto quello di cui hai bisogno. Adesso vai, vai, vai fuori a giocare!”
Em Claire
www.emclairepoet.com Traduzione di Daniele Pacini In Neale Donald Walsch “I segreti dell’Essere” – Video-corso in 8 volumi
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Gennaio 2011
Per Essere una BUONA RELAZIONE…
…Io dico la mia verità a me stessa su me stessa
…Io dico la mia verità su me stessa agli altri
…Io dico la mia verità a me stessa sugli altri
…Io dico agli altri la mia verità su se stessi
…Io dico la mia verità a tutti su tutto
…Io dico la mia verità addolcendo le parole con la pace
…Io esprimo la mia verità appena la conosco
in modo da essere totalmente in vista in ogni momento senza nessun piano
nascosto
Ho ripreso il testo modificandolo in qualche parte dal Ritiro di Neale Donald Walsch
“Essere più felici di Dio”
Carmela
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Gennaio 2011
L’Essere Umano: pensieri per riflettere e
per agire
Ogni Essere Umano è un è l’unione sacra tra Spirito e Materia.
Ogni Essere Umano è come un seme: al di là dei suoi comportamenti,
racchiude qualità innumerevoli che richiedono un ambiente affettivo,
accogliente e sicuro per potere germogliare e fiorire.
Ogni Essere Umano non è il suo comportamento ed e’ molto più di ciò che
pensa di essere.
Ogni Essere Umano ha tutte le risorse necessarie per farcela in ogni
difficoltà.
Ogni Essere Umano e’ un essere creativo.
Ogni Essere Umano sta facendo del suo meglio, secondo le scelte che
crede di avere a sua disposizione.
SE TROVI CONVINCENTI QUESTI PENSIERI, IMPEGNATI A VIVERLI AD UNO AD UNO.
APPLICALI A TE STESSA, A TE STESSO E AGLI ALTRI.
POI, POSSERVA COSA SUCCEDE…
Carmela
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Ottobre 2010
IMPARARE A VIVERE CON INTELLIGENZA EMOTIVA
E’ ricorrente sentire dire “stai sprecando tempo”, “stai
perdendo tempo”, “stai utilizzando male il tuo tempo” … o “non ho
tempo”, “ho poco tempo”, “non c’è tempo”…
In funzione dello sviluppo dell’Intelligenza Emotiva è necessario
FARE PACE CON IL TEMPO.
Il Tempo, come la Vita, per me è un grande valore, ha un grande
valore.
Il mio invito a tutti coloro che operano perché i bambini possano
crescere in modo sano ed armonioso è
-
di dedicarlo
alle cose che hanno veramente valore;
-
di prenderselo per le cose che veramente contano e lasciano un
segno positivo.
©
DEDICHIAMO TEMPO AD ASCOLTARE I BAMBINI: possiamo insegnare
loro, solo se impariamo ad ascoltarli, per conoscerne il mondo, anche
quello interiore delle emozioni. PRENDIAMOCI IL TEMPO PER CONOSCERCI.
©
DEDICHIAMO TEMPO A PARLARE CON LORO: parlare con i bambini e non
solo dei bambini è fondamentale per creare una relazione che, a questa
età, è indispensabile che sia prima di tutto affettiva e poi educativa.
PRENDIAMOCI IL TEMPO PER STARE BENE INSIEME.
©
DEDICHIAMO TEMPO AL RISPETTO DI TUTTI: ogni bambino ha il suo
tempo e i suoi ritmi, per camminare, parlare, diventare autonomo,
relazionarsi con gli altri, imparare, crescere. PRENDIAMOCI IL TEMPO
PER RISPETTARE I TEMPI INDIVIDUALI.
©
DEDICHIAMO TEMPO A DARCI TEMPO: per ri-scoprire insieme ai
bambini il piacere e la bellezza delle piccole cose, dei tempi lenti nel
fare le cose; per contemplare quello che ci circonda; per apprezzare e
gustare la vita a piccoli morsi, non ingoiandola in un sol boccone; per
percorrere nuovi sentieri e andare incontro a nuovi paesaggi.
PRENDIAMOCI IL TEMPO PER ESPLORARE LA VITA.
©
DEDICHIAMO TEMPO A FARE SCELTE INSIEME: per organizzare insieme
spazi e momenti di libertà, in cui adulti e bambini possono vivere la
responsabilità di quello che hanno scelto. PRENDIAMOCI IL TEMPO PER
EDUCARE ALLA LIBERTÀ E ALLA RESPONSABILITÀ.
©
DEDICHIAMO TEMPO A GIOCARE: è il modo in cui i cuccioli di tutte
le specie si esprimono, comprendono e apprendono le regole, imparano a
relazionarsi, capiscono il mondo. Non solo il gioco organizzato, ma
anche e soprattutto quello libero. PRENDIAMOCI IL TEMPO PER IMPARARE
DIVERTENDOCI.
©
DEDICHIAMO TEMPO A CAMMINARE INSIEME: camminare con un bambino,
ci porta a fare piccoli passi, passi lenti; ci fa fermare per osservare,
raccogliere, scoprire mondi nel mondo; ci fa vivere nel qui e ora, come
solo i bambini sanno fare in modo meraviglioso. PRENDIAMOCI IL TEMPO PER
VIVERE QUI E ORA.
©
DEDICHIAMO TEMPO A CRESCERE: il nostro futuro nasce da quello
che seminiamo nel presente di ogni istante . PRENDIAMOCI IL TEMPO PER
DARE TEMPO E SPAZIO AL NOSTRO PRESENTE.
©
DEDICHIAMO TEMPO A CIO’ CHE HA VERAMENTE VALORE: i tempi
burocratici, i regolamenti calati dall’alto nell’interesse esclusivo
dell’efficienza, i programmi rigidi che hanno dimenticato i bambini
reali con i loro ritmi, tempi, bisogni, valgono molto meno della qualità
della vita dei bambini, delle esperienze formative umane che sono alla
base di quelle scolastiche e non viceversa. PRENDIAMOCI IL TEMPO PER
FARE SCELTE DI VALORE.
Questa visione del tempo e questa relazione con il tempo creano
l’atteggiamento interiore adatto per sviluppare l’ INTELLIGENZA EMOTIVA,
un insieme di abilità fondamentali per contribuire a costruire un mondo
a cui si voglia appartenere, in cui la vita e le relazioni siano di
qualità e la qualità della vita sia una realtà.
"Oggi e’
proprio la neuroscienza che sostiene la necessità di prendere molto
seriamente le emozioni. Le nuove scoperte scientifiche sono
incoraggianti. Ci assicurano che se cercheremo di aumentare
l'autoconsapevolezza, di controllare più efficacemente i nostri
sentimenti negativi, di conservare il nostro ottimismo, di essere
perseveranti nonostante le frustrazioni, di aumentare le nostre capacità
di essere empatici e di curarci degli altri, di cooperare e di stabilire
legami sociali - in altre parole, se presteremo attenzione in modo più
sistematico all'intelligenza emotiva - potremo sperare in un futuro più
sereno." Daniel Goleman - INTELLIGENZA EMOTIVA
"… I nostri
studi dimostrano che i figli emotivamente allenati ottengono migliori
risultati a scuola, stanno meglio in salute e stabiliscono relazioni più
positive con i coetanei. Hanno anche minori problemi di comportamento, e
riescono a recuperare più rapidamente dopo esperienze negative.
L'intelligenza emotiva che hanno acquisito permette loro di essere più
preparati ad affrontare i rischi e le sfide che li attendono nella
vita." John Gottman e Joan Declaire - INTELLIGENZA EMOTIVA PER UN FIGLIO
Carmela
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Settembre 2010
Il mondo salvato dagli ecobambini
Educando i bambini, si educano anche i loro genitori
Nelle scuole un
manuale per educare al «buon uso» della Terra
SARA RICOTTA VOZA
MILANO
Potenzialmente
molto inquinanti per via dei tanti desideri (propri o indotti) e del
discreto sostegno di genitori troppo esausti per dire tutti i no che ci
vorrebbero, i bambini sono comunque la migliore e forse l’ultima risorsa
su cui fare realisticamente affidamento per proteggere il pianeta.
Educando loro, si può perfino pensare di riuscire a educarne i genitori,
specie quelli più arroccati su stili di vita semplicemente
«insostenibili». Saranno i pargoli stessi a spiegarglielo, dopo aver
letto a scuola il libro «Tondo come il mondo» (Giunti Progetti
Educativi) che verrà distribuito a 50 mila alunni delle classi III, IV e
V primaria che ne faranno richiesta (scrivendo a: tondocomeilmondo@ellessedu.com;
proed.concorsi@giunti.it).
Scritto da
Cristina Gabetti e illustrato da Piero Corva, il libro fa parte di un
più ampio progetto di educazione ambientale sostenuto da Nino Tronchetti
Provera (presidente e fondatore del fondo Ambienta, in Italia il primo
specializzato nel settore ambientale). Il progetto verrà portato avanti
durante l’anno con contorno di esperimenti, test e anche di un concorso
con eco-premi di tutto rispetto: modellini di veicoli solari, biciclette
in materiali rinnovabili e, come superpremio per la scuola vincitrice,
una stufa a ecopallet completa di combustibile.
Il libro farà
anche da filo conduttore a una eco-caccia al tesoro che l’autrice
condurrà sabato e domenica mattina al Festival della Mente di Sarzana.
«La caccia al tesoro segue l’andamento del libro», spiega Cristina
Gabetti, autrice di altri manuali di eco-condotta e nota al grande
pubblico come inviato della rubrica «Occhio allo spreco» di Striscia la
Notizia.
«Tutto si
svolge in modo “rotondo” come suggerisce il titolo, per spiegare che
ogni forma vivente è interconnessa». Nel senso che ciò che gira alla
fine torna come un boomerang; e se son masse di rifiuti...
«Quando si arriva al capitolo delle energie e poi a quello dedicato ai
rifiuti, la qualità delle nostre scelte e le abitudini di vita meno
“rotonde” saltano subito all’occhio e si intuisce che è lì che dobbiamo
concentrare i nostri sforzi».
Fare la
differenziata così diventa un gioco con tanto di gara a separare i
rifiuti e nella caccia i «tesori» sono oggetti costruiti con materiali
riciclati e donati da Re Mida, il primo e più importante Centro di
Riciclaggio creativo in italia.
Il libro è
pieno di quiz (tipo quello che vedete a fianco), indovinelli, nozioni
passate in forma ludica. Le notizie (cattive) sul pianeta vengono date
sì, ma senza toni allarmistici. «L’obiettivo è rassicurare i bambini,
non terrorizzarli. C’è infatti sempre un riferimento a persone che si
danno da fare per salvare la Terra». Persone che in futuro potrebbero
essere proprio loro, i bambini ben eco-educati di oggi.
I consigli
sono sempre per azioni «a misura di bambino», così come quelli contenuti
nei libri precedenti erano per adulti. Chissà se son più ricettivi i
grandi o i piccoli. «I piccoli senz’altro. Per loro la cura
dell’ambiente non è un fatto intellettuale, ma del cuore. Gli adulti
hanno bisogno di avere dati e numeri, ai bimbi basta dare un buon
motivo: tipo che la natura è meravigliosa e va protetta».
Quindi alla fine sono anche meno «inquinanti» degli adulti. «Sono
esattamente il contrario, pura energia rinnovabile!».
http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/315222
GLI OCCHI DELL’ANIMA
Gli occhi dell’Anima leggono significati in quello che, dimenticando
Chi Siamo, risulta privo di senso
Gli occhi dell’Anima vedono la Bellezza e l’Armonia, lì dove,
dimenticando Chi Siamo, scorgiamo solo caos e sperimentiamo paura
Gli occhi dell’Anima riconoscono Valori e Tesori, lì dove,
dimenticando Chi Siamo, scorgiamo solo un immenso vuoto
Gli occhi dell’Anima vedono quello che, dimenticando Chi Siamo, non
riusciamo più a vedere…
Carmela
La Pace
La Pace non è un posto dove andare, non si trova da qualche parte.
O meglio, si può trovare nel luogo più privato e nascosto che ci sia,
dentro di noi. Ma non basta e non serve se poi, “usciti” da quel luogo,
a contatto con gli altri, seminiamo guerra. Non la Guerra Mondiale, ma
tante piccole, interminabili guerre.
Piuttosto si costruisce giorno dopo giorno, ora dopo ora, ovunque ci
troviamo, mantenendoci a contatto con quel luogo interiore, rimanendo
“dentro” quel luogo, pur essendo fuori, nel mondo.
E ci sono infiniti modi per contribuire a costruirla, diversi a
seconda della cultura, della tradizione, della spiritualità. Non c’è un
modo migliore di altri. Ci sono soltanto tanti modi diversi.
Quale è stato il tuo contributo alla pace, oggi?
Sto parlando della pace di cui sei responsabile nella tua vita di
tutti i giorni, a casa, al lavoro, quando ti diverti…
E in questo momento cosa stai facendo per la pace?
Cosa hai in mente di fare domani?
Ogni momento è buono, anche adesso…
Allora? Cosa hai deciso di fare adesso per la pace?
Mettilo in atto subito, la pace non può più aspettare.
Carmela
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Luglio 2010
Le sorprese dell'empatia: "Ecco come il dolore altrui diventa il mio"
FRÉDÉRIQUE DE VIGNEMONT
INSTITUT JEAN NICOD-CNRS - PARIGI
Il dolore ha una natura duplice: è al tempo stesso un'esperienza
sensoriale e affettiva. A livello sensoriale si può sentire l'intensità
del dolore e quale parte del corpo sia colpita. A livello affettivo ci
si rende conto di quanto sia sgradevole. Dal punto di vista neurologico,
poi, quella che si definisce la «matrice del dolore» comprende due reti
cerebrali specializzate: la componente sensoriale e la componente
affettiva. A volte sono dissociate, come nella sindrome dell'asimbolia
del dolore: i pazienti percepiscono il male, ma non manifestano le
reazioni emotive appropriate.
Che cosa accade, allora, quando si vede un amico contorcersi dal dolore
o quando si sente un bambino piangere dopo una caduta? Non solo ci
rendiamo conto della loro sofferenza, in un certo senso la sperimentiamo
anche noi. Ma che cosa significa condividere il dolore altrui? E’ solo
una metafora? O il dolore indiretto coinvolge le stesse componenti
sensoriali e affettive di chi lo prova sulla propria pelle? Oggi, grazie
alle neuroscienze, siamo in grado di rispondere.
Gli studi del professor Aglioti, in Italia, dimostrano che osservare un
ago penetrare in una mano induce risposte sia sensoriali sia motorie
nello spettatore, come se fosse la sua mano a essere penetrata. Le
risposte senso-motorie sono quindi automatiche, correlate all'intensità
del dolore.
Altre prove sono state raccolte dal professor Singer in Svizzera e dal
professor Decety negli Usa: hanno dimostrato come un individuo attivi la
componente affettiva del dolore, quando vede altri soffrire, ma
escludendo - in questi casi - la componente sensoriale. In altre parole,
ci si sente «feriti», se si osserva un dito o un piede schiacciato da
una porta, e tuttavia non si prova un dolore diretto. Significa che
l’elemento affettivo è modulato da diversi fattori. Da un lato, tanto
più gli individui possiedono una personalità empatica e tanto più
esprimono l’affettività. Dall'altro lato, le persone rivelano una minore
risposta affettiva quando sono maschi e non gradiscono chi sta
soffrendo, quando sono medici e quando ritengono che il dolore sia la
conseguenza di una terapia.
I risultati confermano ciò che intuiamo: si può letteralmente percepire
il dolore, quando si vede qualcuno soffrire. Ma le ricerche suscitano
anche nuovi interrogativi. Osservare qualcuno contorcersi può indurre,
in modo selettivo, sia l'attività senso-motoria sia quella affettiva.
Che cosa significa, allora, questa dissociazione? E’ una manifestazione
apparente o una distinzione fondamentale tra tipi di dolore?
Gli studi psicologici hanno evidenziato diversi modi di rapportarsi al
dolore altrui, compresi la simpatia, l'empatia e il contagio. Ci sono,
però, distinzioni importanti. Se provo simpatia per qualcuno, so che
cosa sente quella persona e posso dispiacermi per lei, ma non ne
condivido le emozioni. Quando invece stabilisco un rapporto di empatia,
so esattamente che cosa sente, perché ne percepisco le emozioni. Sia la
simpatia sia l’empatia, quindi, sono dirette verso l'altro e implicano
la comprensione dello stato affettivo altrui. Il contagio, al contrario, è centrato su se stessi. Sbadiglio perché ti
vedo sbadigliare, ma non mi preoccupo se sei stanco. Mi limito a
«catturare» l'emozione. Non conosco ciò che provi e non mi rendo conto
di reagire alla tua emozione. Ma, come succede nell'empatia, condivido
il tuo dolore. Volendo ridurre il tutto a semplici equazioni, ecco che
cosa si ottiene: simpatia = comprensione affettiva; contagio =
condivisione affettiva; empatia = condivisione affettiva + comprensione
affettiva.
La distinzione è significativa. Tommy è un bambino e piange, quando gli
fanno un'iniezione sulla spalla. L'infermiera simpatizza con lui, ma non
condivide il suo dolore, altrimenti non sarebbe una professionista.
Accanto a Tommy c'è la sorella di 6 anni, Alma, che si stringe in sé,
come se sentisse l'ago. Prova un'esperienza del dolore di tipo
contagioso, auto-centrata. Può anche non essere consapevole del fatto
che Tommy provi dolore, ma è ancora meno consapevole del fatto che la
sua reazione è causata dalle urla di Tommy. La madre, Laura, condivide
il dolore di Tommy, ma la sua esperienza è centrata su Tommy stesso e su
ciò che prova. Sa che il figlio ha male ed è consapevole che il proprio
dolore indiretto nasce da quello del bambino: conosce bene il dolore
empatico.
Le neuroscienze rivelano che sia Alma sia Laura condividono in parte il
dolore di Tommy. Ma Alma ne percepisce solo la componente
sensitivo-motoria: immagina di subire lei stessa l'iniezione. Laura, al
contrario, sperimenta solo la componente affettiva del dolore del
figlio: sa che cosa significa per lui sentire male.
Ecco la mia conclusione: non c'è un divario vertiginoso tra il sé e
l'altro. Attraverso il contagio e l'empatia tu puoi sentire ciò che io
stessa provo. Ma non è mai esattamente lo stesso: condividere le
emozioni non sempre è sinonimo di comprensione reciproca. Per capire ciò
che sento, è necessario andare oltre il dolore indiretto e inseguirne
l’origine, vale a dire il mio personale dolore.
Chi è Frédérique de Vignemont Scienziata cognitiva RUOLO: E’ «VISITING RESEARCH FACULTY» ALLA NEW YORK UNIVERSITY
RICERCHE: LOGICHE DELLA CONSAPEVOLEZZA IL SITO:
HTTP://SITES.GOOGLE.COM/ SITE/FVIGNEMONT/HOME
30/06/2010
- L’IO SECONDO LE NEUROSCIENZE. LE RICERCHE DI FRONTIERA SVELANO I
MECCANISMI CEREBRALI PIU’ PROFONDI
http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/news/articolo/lstp/258122/
Come Girasoli
"Come girasoli, rivolti verso il sole per nutrirci di luce e irradiarla intorno a noi."
Carmela
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Giugno 2010
Il bambino
"Tra di noi abbiamo esseri umani che hanno l'immenso potere di cambiare i cuori degli uomini: sono i bambini...
Il bambino è il "Tesoro Supremo...
Noi dobbiamo considerare il bambino il nostro collaboratore. Lui ha una parte del lavoro, noi un'altra.
Il suo compito è donarci la prima luce del vero amore. La società umana può cambiare solo se adulti e bambini collaborano. E' necessario prendere questo tesoro e coltivarlo.
Fare ciò non è facile, e questo è il compito dell'educazione. La Vera educazione coinvolge non solo il bambino che viene educato, ma anche l'adulto che si trasforma.
Il bambino è l'Eterno Messia inviato continuamente tra gli uomini che sono caduti per aiutarli a risollevare se stessi, la loro Nazione, il Mondo, il Cielo."
Maria Montessori in Paola Giovetti – Maria Montessori – Una Biografia
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Giugno 2010
Galassiamente
Un istituto di ricerca sulla compassione
Monaci buddisti in preghiera
The Center for Compassion and Altruism Research and
Education
ROSALBA MICELI
Sotto l’impulso degli insegnamenti spirituali del Dalai Lama è stato
creato recentemente presso l’Università di Stanford un istituto di
ricerca interdisciplinare e di educazione sulla compassione e
l’altruismo: “The Center for Compassion and Altruism Research and
Education” (CCARE) che rappresenta la punta più avanzata in questo
emergente campo di studi. Negli ultimi anni gli aspetti prosociali del
comportamento umano sono divenuti oggetto di indagine scientifica al
confine tra evoluzionismo, etologia, genetica, neuroscienze, psicologia,
filosofia, economia, sociologia. L’empatia è l’esperienza alla base di
tutte le forme attraverso le quali ci accostiamo a un altro. Empatia
(letteralmente “sentire”) e compassione (soffrire insieme) costituiscono
un circolo affettivo che si autoalimenta e si amplifica, rendendo sempre
più ricco ed universale l’ambito di realtà a cui abbiamo accesso,
includendo l’insieme degli esseri viventi, le piante, gli animali. E’
una estensione della coscienza, o per dirla con il Dalai Lama, una
estensione della nostra mente.
Ma come spiegare il movimento interiore che dall’empatia porta alla
compassione? Che relazione esiste tra compassione e spiritualità? Le
pratiche buddiste di meditazione possono essere adattate alla società
occidentale, estraendo da esse un set di esercizi mentali senza
connotati religiosi che cambiano il modo con cui le persone trattano gli
altri? Quali meccanismi cerebrali entrano in gioco? Perché dopo una
esperienza negativa alcuni perdono la fede in Dio e diventano pieni di
astio e rabbiosi con il mondo intero, mentre altri, al contrario,
acquistano la fede o la rafforzano, sviluppando un atteggiamento
compassionevole verso i soggetti più deboli ed indifesi o addirittura
per i propri nemici?
Il Dalai Lama, Premio Nobel per la pace nel 1989, ha condotto un
incontro pubblico con diversi ricercatori dell’Università di Stanford
nel 2005 ed è stato insignito della laurea honoris causa in biologia
all’Università di Roma Tre nel 2006. “La tradizione antica che collabora
con la scienza moderna: ecco la mia visione dell’insegnamento e della
ricerca”, disse in quelle occasioni, introducendo il concetto di etica
circolare, non basata sul credo religioso, sulla letteratura di marca
religiosa o su entrambe le cose, ma piuttosto sulle ricerche, sugli
esperimenti condotti da scienziati attenti. Sottolineando il ruolo
centrale della compassione nella vita umana e nella società, tipico
della tradizione buddista, a Roma il Dalai Lama lanciò un appello:
“Pensiamo di più, insieme alla parte scientifica, a promuovere l’etica e
il cuore. Solo attraverso questa via si può vedere più chiaramente la
realtà. Per questo serve una mente più compassionevole, più calma e con
più empatia, elementi fondamentali per una vita felice, quella che io
chiamo etica secolare”.
Il Dalai Lama ha donato personalmente una cospicua somma di denaro per
far decollare il Centro di Stanford. Altrettanto ha fatto il
neurochirurgo James Doty, co-fondatore e direttore scientifico della
nuova struttura. Ad essi si sono aggiunti altri filantropi, tra cui due
investitori della Silicon Valley: Meng Tan di Google e Wayne Wu della
compagnia di tecnologia medica Accuray. Thupten Jinpa, il principale
interprete in lingua inglese dei discorsi del Dalai Lama, nonché dottore
in filosofia, è una delle prime personalità che sono entrate a far parte
del team di CCARE. “C’è stata finora poca attenzione sulle più
costruttive e positive qualità della mente umana, e poca ricerca su come
le persone possono essere educate a coltivarle” - sostiene Jinpa.
Il punto di partenza, per una indagine scientifica, è una chiara
definizione dell’oggetto di studio. Quindi, prima di tutto, sottolineano
i ricercatori del Centro, bisogna intendersi sui termini. La compassione
non è pietà - provare pietà a volte può essere quasi paralizzante - non
è una forma di sentimentalismo, né di semplice tolleranza, bensì una
esperienza interiore che orienta le energie personali e spinge
all’azione.
Ricerca ed educazione vanno a braccetto. CCARE ha avviato diversi
progetti che spaziano dalla neuroeconomia, all’esame dell’attività
neurale durante la meditazione in novizi e adepti del buddismo a studi
in modelli animali. Jinpa ha messo a punto un protocollo (the
compassion-cultivation training), essenzialmente un corso di otto
settimane, che è usato e testato in un programma pilota su Google.
L’educazione alla compassione implica la disponibilità a mettersi nei
panni degli altri fino al punto di riconoscerne e condividerne la gioia,
le speranze, le paure, la sofferenza; in ultima analisi, un percorso che
porti a scoprire la vulnerabilità dell’esistenza dell’altro e, di
riflesso, ad accettare anche la propria.
http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/galassiamente/articolo/lstp/226832/
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Maggio 2010
Leggere gli specchi dei rapporti umani: messaggi da noi stessi
“Oltre ad essere il
contenitore delle esperienze umane, la Matrix Divina fornisce uno
specchio quantistico che ci mostra nella realtà quotidiana ciò che
abbiamo creato nel regno delle nostre convinzioni. I nostri rapporti con
gli altri ci presentano i più chiari esempi di cosa rappresentino
realmente quelle convinzioni. Talvolta i nostri specchi sono ovvi e
diciamo: <<Ah, dunque è così che funzionano le cose>>. Altre volte ci
sorprendono, riflettendo l’impalpabile realtà di un giudizio che si
distacca parecchio da ciò che pensavamo di credere. Essi rivelano
i nostri punti ciechi.
A prescindere da cosa gli
specchi ci insegnano, è grazie al nostro interagire con gli altri, che
si scatenano in noi proprio le emozioni e i sentimenti giusti, nel
momento giusto, per aiutarci a guarire le nostre maggiori sofferenze e
le nostre ferite più profonde. Ma poiché è ben raro di venire ‘bloccati’
dalla gioia, ne deriva che i rapporti umani che sono unicamente fonte di
piacere non sono generalmente in grado di innescare profonde lezioni di
vita.
I rapporti umani ci danno
l’opportunità di percepire noi stessi da tutte le angolazioni possibili.
Dai più grandi tradimenti della fiducia che avevamo riposto negli altri,
ai nostri più disperati tentativi di riempire il senso di vuoto che
proviamo, tutti – inclusi colleghi, compagni di studio e di vita – ci
mostrano qualcosa di noi stessi. Se abbiamo abbastanza saggezza per
riconoscere i messaggi che ci vengono rispecchiati, riusciamo a scoprire
le convinzioni che causano sofferenza nella nostra vita…
… Anche se vivessimo in
cima a una montagna e non vedessimo mai nessun essere umano, saremmo
comunque obbligati a interagire con la montagna e con noi stessi. Quelle
interazioni ci mostrerebbero i riflessi concreti dei nostri principi di
fondo. Il Motivo? I nostri specchi nel mondo non si fermano mai – sono
sempre in funzione. Non si può sfuggire loro! E non mentono mai…
… La ricerca scientifica
ha dimostrato che nel cambiare i sentimenti che proviamo su ciò che ci è
accaduto in passato, modifichiamo la nostra chimica corporea nel
presente. Vivere in un universo in cui i sentimenti che proviamo per noi
stessi si riflettono nel mondo circostante rende più importante che mai
sia saper riconoscere cosa ci comunicano i nostri rapporti, sia imparare
a leggere i messaggi della Matrix Divina.”
Gregg
Braden – La Matrix Divina
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Maggio 2010
Il principio 90/10
… Di che principio si tratta? Il 10% della vita è composto da quello che ci succede.
Il 90% della vita è deciso dal modo in cui reagiamo.
Che cosa significa? Non possediamo nessun controllo sul 10% che ci succede.
Ma il 90% è nella nostra zona di potere. Noi determiniamo quel 90%.
In che modo? Dipende dalla nostra reazione. Non possiamo controllare la spia rossa.
Possiamo controllare il modo in cui reagiamo ad essa.
Vediamo un esempio: Stai facendo colazione con la tua famiglia.
Tua figlia rovescia del caffè sulla tua camicia stirata pronta da
metterti per l’ufficio. Non hai il controllo su quello che è appena successo.
Il modo in cui reagirai determina cosa succederà in seguito.
Inizi ad imprecare.
Rimproveri duramente tua figlia per avere rovesciato la tazza. Lei inizia a piangere.
Dopo averla rimproverata, ti giri verso tua moglie/tuo marito e la/lo
critichi per aver appoggiato la tazza troppo vicina al bordo del tavolo.
Parte la battaglia verbale.
Ti precipiti di sopra e ti cambi la camicia.
Quando torni di sotto, scopri che tua figlia ha perso l’autobus perché
piangeva e non è riuscita a prepararsi in tempo.
Tua moglie/tuo marito deve uscire subito per andare al lavoro.
Ti fiondi in macchina ed accompagni tua figlia a scuola.
Sei in ritardo e vai a 80 km all’ora in una zona dove il limite è 50.
Con un ritardo di 15 minuti ed una multa di 100 euro, arrivi davanti
alla scuola. Tua figlia entra senza nemmeno salutarti.
Dopo essere arrivato/a in ufficio con 20 minuti di ritardo,
ti accorgi di esserti scordato/a la tua borsa portadocumenti a casa.
La tua giornata è partita in maniera orrenda. E sembra peggiorare di momento in momento.
Non vedi l’ora di tornare a casa. Quando torni a casa ti accorgi della distanza che c’è fra te, tua
moglie/tuo marito e tua figlia.
Il motivo? Il modo in cui hai reagito la mattina.
Perché hai avuto una giornata pessima? Il motivo è stato:
A) Il caffè?
B) Tua figlia? C) Il vigile che ti ha multato? D) Tu?
La risposta corretta è D.
Non hai nessun controllo su ciò che è successo con il caffè.
La causa della tua giornata orrenda è il modo in cui hai reagito in quei
5 secondi!
Qui di seguito ecco cosa sarebbe potuto succedere invece:
Il caffè ti si rovescia addosso. Tua figlia sta per piangere.
Tu le dici gentilmente: “Tesoro, è tutto a posto, la prossima volta starai più attenta.”
Prendi un asciugamano, vai di sopra e ti cambi la camicia. Prendi la tua valigetta e scendi in tempo per vedere fuori dalla
finestra che tua figlia sta salendo sull’autobus. La vedi che si gira e ti saluta. Arrivi in ufficio puntuale e saluti il
tuo staff.
Due scenari diversi. Tutti e due hanno lo stesso inizio... e una fine diversa.
Non hai davvero nessun controllo sul 10% che ti succede nella vita. Il rimanente 90% lo stabilisci con le tue reazioni e decisioni.
Tratto da "pass-forward.blogspot spunti di Stephen
Covey" tradotto da Susanna Eduini, adattato da Lucia Giovannini e Nicola
Riva.
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Maggio 2010
Ti
passo un’indicazione di Donald Walsch che ricordo a me stessa quando, in
certe situazioni “impegnative” o “destabilizzanti”, non riesco a
rispondere alla domanda “PERCHÉ?” o “COME MAI HO SCELTO (magari
inconsciamente) QUESTA SITUAZIONE?” o “COSA HO DA IMPARARE DA QUESTA
SITUAZIONE?”.
… Sposto la
domanda sul “COSA?”
“COSA SCELGO
DI FARE IN QUESTA SITUAZIONE?”
Posso scegliere di esprimere me stessa ad un livello esclusivamente
umano oppure esprimermi anche ad un livello di “LUCE”, di “COSCIENZA
SUPERIORE”. Questo dipende solo da me.
Allora mi
chiedo: “COSA SCELGO DI FARE PER ESPRIMERE, MANIFESTARE ME STESSA AL PIÙ
ALTO LIVELLO DI CONSAPEVOLEZZA?” “IN QUESTA SITUAZIONE, COME SCELGO DI
RI-CREARE ME STESSA AL PIÙ ALTO LIVELLO?
Nonostante tutto, si tratta di vivere, sperimentare se stessi e la
situazione da un punto di vista diverso – quello dell’Anima, del Sé
Superiore, della Consapevolezza più elevata (di quella parte racchiusa
in ognuno di noi - chiamala come meglio credi - che sa vedere la realtà
oltre le “apparenze”) – quindi con ottimismo e fiducia, per quanto
impegnativo possa essere, esprimendo il meglio di noi stessi, SEMPRE.
Questo dipende solo da noi.
Carmela
lo Presti
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Aprile 2010
La
Medicina Cinese vede le emozioni come movimenti del Qi. Le emozioni
classificate sono 5: collera, euforia, pensiero, tristezza e paura,
questi sono i movimenti primari e costituiscono la radice di tutti gli
altri sentimenti che popolano l’animo umano. Ogni emozione è
l’espressione di uno Zang (organo): l’euforia corrisponde al Cuore, il
pensiero corrisponde alla Milza, la tristezza corrisponde al Polmone, la
paura corrisponde al Rene, la collera corrisponde al Fegato. Quando i
sentimenti sono prodotti con misura e regolatezza c’è armonia,
altrimenti si crea uno squilibrio che si può manifestare in modo diverso
a seconda della situazione.
Nel Nei Ching si legge:
L’ira danneggia il fegato, ma la tristezza
equilibria l’ira. La gioia stravagante danneggia il cuore, ma la paura
equilibria la gioia. La simpatia eccessiva (preoccupazione) danneggia lo
stomaco, ma l’ira equilibria la simpatia. L’angoscia eccessiva danneggia
i polmoni, ma la gioia equilibra l’angoscia. L’estrema paura danneggia i
reni, ma la simpatia può far superare la paura (col distoglire
l’attenzione di qualcuno dai suoi problemi).
Un’antichissima favola spiega come applicare la teoria dei cinque
elementi servendosi degli attributi emozionali: "C’era una volta, molto tempo fa, una fanciulla innamorata di un giovane
ma i suoi genitori non le permettevano di sposarlo. Giorno dopo giorno
ella si preoccupava sempre di più per questo suo cruccio e rifiutava
qualsiasi cibo. Diventò sempre più magra, vittima del mal d’amore. I
suoi genitori erano molto turbati da questo e chiamarono molti medici,
ma nessuno riuscì a guarire quel suo mal d’amore. Finalmente un giorno
venne un medico che conosceva la teoria dei cinque elementi. Egli decise
di farla adirare e così le mentì e la ingannò. La cosa ebbe i suoi
effetti poiché ella si adirò fortemente. Lo stesso giorno riprese a
mangiare regolarmente e ben presto si ristabilì del tutto. Quindi la
teoria dei cinque elementi può curare persino il mal d’amore! In questo
caso, il legno (ira) distrugge la terra (ansia, preoccupazione)."
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Aprile 2010
E' noto che secondo la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) la malattia è
sempre provocata da uno squilibrio tra le due polarità Yin e Yang,
squilibrio che può essere dovuto a cause
interne, esterne e
varie.
Ciascuna altera le funzioni degli organi e dei meridiani secondo
specifiche modalità.
Tra le cause
interne
la MTC ricorda le
7 emozioni (gioia,
tristezza o dolore, preoccupazione, pensosità, paura, terrore, rabbia),
una
alimentazione
inadeguata,
nonché l'eccesso
di lavoro,
che in linguaggio moderno potremmo chiamare
stress.
Proprio questo rende, a nostro avviso, la MTC un qualcosa di
assolutamente all'avanguardia, per la sua vicinanza ed assonanza con
quanto di meglio ha prodotto la medicina occidentale: la
PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA.
Le nostre emozioni ci consentono di comunicare i sentimenti più
profondi; se represse, rimangono presenti e possono assumere
connotazioni negative, danneggiando la nostra salute.
La MTC associa le emozioni agli organi yin al centro del nostro essere.
Ogni organo è collegato a una particolare emozione (vedi la tabella), ma
gli organi che sostengono l'attacco di tutte le difficoltà emotive sono
due: il Cuore e il Fegato (come non ricordare i vecchi detti
"morire di
crepacuore"
e
"rodersi il fegato").
Trattare gli organi adeguati attraverso i rispettivi meridiani può
servire a sostenere le persone che vivono un momento emotivamente
stressante, contribuendo a ristabilire gli equilibri e a prevenire
ulteriori crisi.
Per questo tecniche come lo
Shiatsu o la Terapia Craniosacrale,
ma anche tecniche come il Qi-gong od il più occidentale
Training Autogeno, sono un valido
aiuto, oltre ad un importante mezzo di autoconsapevolezza.
Descriviamo le 7 emozioni ed i loro rapporti con i meridiani.
Gioia
È l'emozione
del Cuore. Calma la Mente e rilassa il Qi.
Il Meridiano detto Maestro del Cuore porta gioia e felicità al Cuore,
dato che interviene come mediatore e regolatore nei rapporti
interpersonali. Si dice che un'eccessiva stimolazione dei sensi o un
eccessivo e appassionato abbandono all'eccitazione e al piacere
distraggono e disturbano la mente e il Cuore, facendo divampare il
fuoco. Un' eccessiva esuberanza suggerisce uno squilibrio del Cuore.
Tristezza o dolore
La tristezza
deriva dalla delusione o, in casi più gravi, dalla separazione e dalla
perdita. Si dice che essa 'dissolva' il Qi e colpisca principalmente i
Polmoni, esprimendosi attraverso il proprio 'suono': il pianto. La
tristezza viene percepita e provata nel Cuore e quindi influisce su
tutto il torace, producendo pesantezza, affanno respiratorio,
affaticamento e depressione. Tutti abbiamo bisogno di tempo per
manifestare la nostra tristezza o il nostro dolore e i rituali che
consentono di affrontare i cambiamenti o le perdite probabilmente ci
aiutano a superare queste emozioni
Preoccupazione
La
preoccupazione deriva dall' insicurezza e tende a esaurire il Meridiano
di Milza-Pancreas, che appartiene al movimento Terra e che, a sua volta,
richiama il sostegno, il nutrimento e le cure neonatali. La
preoccupazione crea 'nodi' o impedimenti nello scorrere del Qi dei
Polmoni, contraendo il torace e le spalle e ostacolando la respirazione.
La preoccupazione può farci sentire paralizzati. I Polmoni e la
Milza-Pancreas sono le fonti del vero Qi del corpo, e pertanto le
preoccupazioni possono portare a un esaurimento generale del Qi.
Pensosità
Questa
emozione è simile alla preoccupazione, ma si riferisce specificamente
alla nostra capacità di svolgere il lavoro mentale. Il meridiano di
Milza-Pancreas governa l'intelletto e può pertanto soffrire a causa di
un eccessivo lavoro mentale, aggravato dalla mancanza di esercizio
fisico e da un consumo irregolare dei pasti. Le conseguenze sono:
debolezza, cattiva digestione e catarro. Una debolezza del Meridiano di
Milza-Pancreas può manifestarsi sotto forma di ossessione per l' ordine
e per i dettagli che porta, per esempio, a compilare liste interminabili
o a contare le calorie di ogni pasto.
Paura
La paura è
associata ai Reni e quindi spinge il Qi verso il basso e colpisce la
'cavità dello Stomaco (da qui il detto "ho avuto tanta paura che me la
sono fatta addosso"). Nei bambini può manifestarsi come paura notturna o
enuresi. Gli adulti con deficienze renali e debolezza costituzionale
possono anche essere soggetti a paure e ansie 'irrazionali', insonnia,
sudorazione spontanea e secchezza delle mucose della bocca. Una paura
difficile da accettare può a volte essere inconsciamente trasferita in
una forte pulsione a intraprendere attività o passatempi pericolosi che
giustificano il confronto con la paura. Ma se la causa profonda della
paura non viene individuata, lo yang del Rene può esaurire lo yin dando
origine a disturbi legati all'ascesa del fuoco nei Meridiani di Fegato e
Cuore.
Terrore
Questa
emozione è simile alla paura, ma molto più intensa. È identica allo
shock associato a traumi fisici o emotivi. Interrompe o disperde il Qi e
colpisce i Reni e il Cuore. I Reni, che immagazzinano il Qi destinato
alla difesa, possono essere improvvisamente prosciugati. Il Cuore soffre
per il grave disordine che si crea nella mente. Lo shock è
caratterizzato da perdita della memoria, disorientamento, palpitazioni,
capogiri, tremore, sudorazione e perdita di coscienza. Uno shock non
risolto blocca l'energia, causando esaurimento.
Rabbia
È l'emozione
propria del Fegato (rodersi il fegato). Può assumere diverse
connotazioni, incluse l'irritabilità, la frustrazione, la gelosia e la
collera. La rabbia fa salire il Qi, e con esso la bile. Un sapore amaro
in bocca, occhi arrossati o giallognoli, rossore sul viso e sul collo,
vertigini e soprattutto mal di testa sono sintomi e segni del Qi
'ribelle' del fegato. Se represso, lo yang dinamico della rabbia sì
trasforma in uno stato yin di depressione che causa stagnazione del Qi
del Fegato e indolenzimento, dolore e sensazioni di oppressione,
costrizione e gonfiore. Qualsiasi connotazione di questa emozione può
sconvolgere lo Stomaco e la Milza-Pancreas. La sua energia Legno si
espande e quindi invade gli organi Terra, causando nausea, acidità,
vomito e diarrea.
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Marzo 2010
“… La conversazione a tavola ha toccato un tema che
negli ultimi tempi torna spesso nei miei pensieri, il problema delle
emozioni capaci di guarire, un’esigenza avvertita dalla nostra società
con intensità così disperata da riflettersi nel crescente numero di
persone che ricorrono a farmaci antidepressivi e all’escalation nell’uso
di droghe illegali. A mio parere tanto gli uni che gli altri – quelli
che ricevono la ricetta dal medico e quelli che acquistano la droga
dallo spacciatore – fanno esattamente la stessa cosa: alterano la
propria chimica naturale con una sostanza esogena che ha una vasta gamma
di effetti, molti dei quali non sono compresi del tutto, per modificare
sentimenti che non vogliono provare. Le ricerche svolte mi hanno dimostrato che quando le emozioni vengono
espresse, vale a dire quando le sostanze biochimiche alla base delle
emozioni fluiscono liberamente, tutti i sistemi sono integri e solidali.
Quando invece le emozioni sono represse, negate, e si trovano
nell’impossibilità di realizzare il loro potenziale, le vie della rete
psicosomatica si ostruiscono, bloccando il flusso delle sostanze
chimiche unificanti e vitali per il benessere vitale, che regolano tanto
la nostra biologia quanto il nostro comportamento. Questo, secondo me, è
lo stato dell’emotività malata al quale vogliamo così disperatamente
sfuggire. Le droghe, legali o illegali che siano, contribuiscono
ulteriormente a interrompere i numerosi circuiti di feedback che
consentono alla rete psicosomatica di funzionare in modo naturale ed
equilibrato, e quindi instaurano le condizioni per l’insorgere di
disturbi fisici e mentali. Tuttavia l’idea della rete è ancora troppo recente per influenzare il
modo in cui la medicina e la psicologia ufficiale affrontano salute e
malattia. La maggior parte degli psicologi considera la mente come se
fosse scissa dal corpo, un fenomeno che ha scarsi rapporti con il corpo
fisico, ammesso che ne abbia. E viceversa i medici trattano il corpo
come se non avesse alcun legame con la mente o le emozioni. Eppure il
corpo e la mente non sono separati, e non possiamo curare l’uno senza
l’altra. Le mie ricerche hanno dimostrato che il corpo può essere
guarito attraverso la mente, così come la mente può e deve essere
guarita attraverso il corpo… … Quello che manca a tutti noi è la concentrazione sulla cura quotidiana
di se stessi in senso emotivo. Tendiamo a occuparci degli aspetti fisici
della salute, ignorando la dimensione emozionale, i pensieri e i
sentimenti, e persino lo spirito e l’anima. Eppure, alla luce delle
nostre nuove conoscenze riguardo alle emozioni e alla rete
psicosomatica, è evidente che fanno parte anch’essi della nostra
responsabilità nei confronti della salute. La tendenza a ignorare le emozioni fa parte di un pensiero ormai
superato, è un residuo del paradigma ancora dominante che ci spinge a
concentraci sul livello materiale della salute, sul suo aspetto fisico.
Eppure le emozioni sono l’elemento chiave nella cura di se stessi,
perché consentono di partecipare al dialogo corpo/mente. Entrando a
contatto con le nostre emozioni, ascoltandole e indirizzandole grazie
alla rete psicosomatica, riusciamo a ottenere l’accesso alla saggezza
risanatrice che rientra nei diritti biologici naturali di tutti noi. E come possiamo farlo? Prima di tutto riconoscendo e rivendicando tutte
le nostre sensazioni, non soltanto quelle che vengono considerate
positive. Collera, dolore, paura… queste esperienze non sono negative di
per sé, anzi sono essenziali per la nostra sopravvivenza. Abbiamo
bisogno della collera per definire dei confini, del dolore per
affrontare le perdite e della paura per proteggerci dal pericolo. E’
solo quando queste emozioni vengono negate, cosicché non possono essere
elaborate dall’organismo in modo facile e rapido ed eliminate che la
situazione diventa tossica, come abbiamo già visto. E più le
rinneghiamo, più aumenta la loro tossicità finale. E allora che le
emozioni possono diventare dannose tanto per noi stessi quanto per gli
altri, perché la loro espressione diventa schiacciante, a volte
addirittura violenta. Quindi il mio consiglio è di esprimere tutte le emozioni, senza badare a
quali siano ritenute accettabili, e poi lasciarle andare: è quello che
intendono i buddisti quando parlano di non attaccamento all’esperienza.
Lasciando libero sfogo a tutte le emozioni, quelle <<cattive>> si
trasformano in <<buone>> e noi, in termini buddisti siamo liberi dalla
sofferenza. Quando le emozioni sono in movimento e le sostanze chimiche
fluiscono nel corpo, si sperimentano sensazioni di libertà, speranza,
gioia, perché ci si trova in uno stato sano e <<integro>>.”
Candace B. Pert – MOLECOLE DI EMOZIONI
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Gennaio 2010
Comportamenti contagiosi
ROSALBA MICELI
Viviamo immersi in una rete quasi fisica di
relazioni sociali che rappresenta una sorta di sistema ecologico in cui
comportamento del singolo può, entro certi limiti, destabilizzare o
stabilizzare il gruppo di cui fa parte. L’autocontrollo è spesso
considerato un problema di natura individuale. Tuttavia, in ogni
interazione, noi inviamo segnali emozionali che possono influenzare le
persone conle quali ci troviamo. Analizziamo il caso di Maria M,
studentessa di un liceo scientifico. Maria proviene da una città di
provincia, ama studiare e disegnare. Per il trasferimento dei genitori
in una città più grande, si inserisce all’ultimo anno di liceo in una
classe un po’ caotica, dove i rapporti tra compagni, anche tra ragazzi e
ragazze, sono improntati ad un rude cameratismo che a volte sfocia in
aperta maleducazione. Maria risponde “grazie - prego” ad ogni
contatto,anche occasionale, con i compagni, sorride dolcemente, incanta
tutti. Ma c’è dell’altro. Automaticamente si instaura nella classe un
clima di gentilezza e rispetto reciproco: è tutto un fiorire di “grazie
- prego”.
In realtà la gentilezza carismatica di Maria è un
aspetto del suo autocontrollo. La ragazza paradossalmente ha sviluppato
una competenza socio-emotiva nel contesto di una famiglia violenta ed
esplosiva. Per sopravvivere, ha imparato a dominare le proprie emozioni
ed in modo più sottile, attraverso una comunicazione non violenta, ad
orientare quelle altrui. Ma non sempre la tecnica funziona. In ambienti
molto disorganizzati ed in situazioni di forte tensione ed ostilità (che
si verificano spesso all’interno della sua famiglia), la forza
contagiosa delle emozioni negative è tale che Maria, per non farsi
travolgere, cambia strategia, adotta una sorta di “filtro” emotivo.
Il caso di Maria mostra che se è vero che gli
atteggiamenti negativi ed i comportamenti scorretti vengono spesso
imitati e tendono a diffondersi, è vero anche il contrario. Il fatto di
trovarci in presenza di persone dai modi di fare corretti e controllati,
induce a considerarli modelli da emulare, esercitando in tal modo un
maggiore controllo sui nostri atteggiamenti impulsivi. risultati di
serie di esperimenti condotti per quasi due anni su centinaia di
volontari in condizioni di laboratorio, pubblicati di recente sul
“Personality and Social Psychology Bulletin”, hanno rilevato che
l’autocontrollo può essere “contagioso” quasi quanto la cattiva
educazione. In un primo studio, ad un gruppo di volontari venne
richiesto di pensare ad un amico con un buon livello di self-control o
alternativamente, ad un altro con tratti impulsivi. Nel secondo
esperimento alcuni volontari si limitarono ad osservare altri soggetti
che mostravano comportamenti più o meno corretti. In un secondo momento,
i volontari furono sottoposti ad un test per misurare gli effetti
dell’esposizione sul livello di self-control. “Guardare o solo pensare
ad una persona con grande autocontrollo ci rende più in grado di
resistere ad eventuali tentazioni. E' anche vero l'opposto: persone con
scarso autocontrollo ci influenzano negativamente”, spiega Michelle
vanDellen, ricercatrice alla University of Georgia e prima autrice dello
studio.
Il terzo esperimento consisteva nel nominare alcuni
amici con alto o basso livello di autocontrollo e valutare gli effetti
prodotti, a livello subliminale, dal guardare su uno schermo per 10
millisecondi il nome della persona. “L’effetto è così potente che ci
spinge a comportarci in modo simile ad essa”, commenta la ricercatrice”.
Anche scrivere riguardo a qualcuno che riteniamo equilibrato produce
effetti positivi, ed è associato a parole e pensieri quali
“realizzazione”, “disciplina”, “forza di volontà”. “Osservare influenze sociali positive migliora il nostro autocontrollo,
così come se si mostra un grande autocontrollo si aiuta gli altri a
comportarsi nella stessa maniera” conclude vanDellen. L’intera ricerca è
stata finanziata dal National Institute on Drug Abuse (NIDA) dal momento
che l’obiettivo primario è verificare, anche al di fuori del setting di
laboratorio, l’ipotesi che cattive abitudini come fumare, abusare di
farmaci e di cibo, o di quant’altro, compresa la violazione di norme
sociali, possano essere sia diffuse che contrastate o anche prevenute a
seconda del contesto sociale.
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27.01.2010
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